Open, il giornale online fondato da Enrico Mentana, ha pubblicato recentemente un articolo con cui – in maniera a nostro avviso superficiale e faziosa – si dice polemicamente che “il socialismo è una parola vecchia”. Gli risponde il segretario nazionale della FGS.
Al direttore di Open Massimo Corcione,
Al giornalista Alessandro Parodi,
scrivo questa lettera perché mi sento direttamente coinvolto dall’articolo uscito ieri mattina a firma di Alessandro Parodi, su “l’autogol della sinistra che vuole ripartire dal socialismo”.
Da qualche mese ricopro la carica di Segretario Nazionale della Federazione dei Giovani Socialisti, una gagliarda comunità di ragazze e ragazzi che portano avanti un ideale nobile e glorioso in questa valle di lacrime che è il panorama politico italiano. Il fondatore di Open, Enrico Mentana, la nostra storia la conosce bene, dato che ne ha fatto parte in gioventù: dirigendone la rivista Giovane Sinistra e diventando poi vicepresidente della Federazione. Certo, la nostra storia è diversa da quella della sua generazione. La FGS post Tangentopoli è stata creata da dei sopravvissuti, anche se io – classe 1996 – sono di una generazione ancor più nuova.
Lo dico perché se addirittura l’Economist titola polemicamente “The Rise of Millenial Socialism” un motivo c’è, e non è solo perché le politiche di Donald Trump hanno inasprito lo scontro politico: hanno finalmente messo ancor più in luce le contraddizioni di un sistema sbagliato e ingiusto, nel cuore dell’economia mondiale; e chi è immune da dogmi – perché nato “nudo” in un’epoca dove fino a poco tempo fa si propagandava la “fine della storia”- se ne sta accorgendo.
E d’altra parte il filone del socialismo statunitense non è né nuovo né strumentale, ma storico e coerente; e lo è ancor di più quello europeo. Solo in Italia, dopo le inchieste giudiziarie che nel 1992 distrussero l’assetto politico della nostra democrazia, i socialisti – divisi e perseguitati – sono stati messi ai margini. In tutta Europa i partiti socialisti rimangono le principali forze della sinistra; e anche ora che risulta essere molto ridimensionato, dopo le crisi in Grecia e Francia, il Partito Socialista Europeo rimane la seconda forza politica europea più grande.
Ma io non parlo di mode. Parlo di esigenze, come fa Parodi.
Socialismo non è una parola vecchia, ma proprio antica! Che ci proietta nella storia, e noi della storia facciamo esattamente parte. Il socialismo è un movimento storico di progressivo allargamento della sfera del potere, che nella nostra epoca coincide col momento in cui la tecnologia ci permette di produrre ricchezza di cui tutti possono beneficiare. Ma siccome – la contraddizione! – è proprio chi la produce che non ne beneficia come potrebbe, ecco che occorre attuare questo allargamento della sfera del potere nella sfera economica.
Dopo un secolo di errori, certo, ma soprattutto di conquiste, che permettono a tutti noi di beneficiare di un benessere mai visto prima, questo compito del socialismo ancora non è esaurito. Questo perché sono ancora vive le esigenze che diedero vita a questo grande ideale molti anni fa: disoccupati, lavoratori che lavorano poco e male, lavoratori che lavorano troppo e sono sfruttati, e vi si aggiungono i liberi professionisti che pretendono giustamente di vedersi riconosciuto in termini di diritti il loro enorme apporto all’economia del paese, e così via…
Ricordo anche la protesta dei pastori sardi, mossa per esattamente gli stessi problemi – oggi acuiti dalla globalizzazione – per cui i contadini protestavano più di un secolo fa, sbandierando la bandiera rossa.
E qui concludo, osservando ciò che certamente osservate voi: la bandiera rossa non è sventolata più da questo mondo. Perché c’è un rifiuto della politica: oggi nessun politico può ergersi su una folla in protesta per fare un comizio e tirare delle conclusioni. Se non verrà tacciato di peggio, come minimo si prenderà dell’opportunista, perché giunto lì solo per procacciarsi del consenso. Ma sarà vero! Perché oggi i partiti politici non rappresentano più niente, se non i personaggi che li comandano come contenitori vuoti da riempire all’occasione. Sarà questo, in fondo, ciò che alimenta l’astensione?
Ma oggi il rifiuto di qualsiasi ideale politico è un rifiuto di qualsiasi strategia a lungo termine, e porta solo divisione sociale e debolezza di qualsiasi rivendicazione politica. E invece io faccio parte di una nuova generazione che, pur essendo una delle più individualiste, nutre in seno a sé piccole sacche di resistenza: dove si riscopre l’altro, si rivendica la nostra presenza nella vita pubblica e nel sociale, e si prova una grande curiosità e interesse verso il socialismo.
Un po’ di anni fa questo non succedeva: parola di chi ha vissuto i primi anni di militanza politica come un incompreso, oggi posso dire di parlare la stessa lingua con i miei coetanei. Non conosco Speranza, e non so se in futuro i nostri percorsi si intrecceranno. Ma sono sicuro che sentirete parlare in futuro dei “giovani socialisti” e del socialismo: un ideale quanto mai attuale.
Se Alessandro Parodi di questo non è convinto, lo invito a confrontarsi con me in un dibattito pubblico su questi temi. La trovo un’ottima occasione per il vostro giornale di approfondire un dibattito che non può essere superficiale, e che darà beneficio a tutti.
Enrico Maria Pedrelli,
Segretario Nazionale della Federazione dei Giovani Socialisti