STORIA DELLA FEDERAZIONE DEI GIOVANI SOCIALISTI

Prosegue il ciclo di incontri tematici organizzato dalla FGS sulla piattaforma telematica Discord. Oggetto dell’incontro dello scorso 9 maggio è stata la storia della organizzazione dei giovani socialisti. Relatori della serata il già segretario FGS Roberto Sajeva, che si è concentrato sugli anni ricompresi tra il post tangentopoli ed i giorni nostri e Luca Cefisi, che nei primi anni 90 è stato vicepresidente dell’Internazionale dei giovani socialisti (Iusy), e rappresentante dei giovani socialisti nell’esecutivo del Psi nel 1994. Quest’ultimo ha fornito una relazione ad ampio spettro sui momenti più significativi della storia dell’organizzazione giovanile del PSI, di cui, di seguito, si tenta di offrire una adeguata sintesi. Presente alla serata anche Pietro Caruso, presidente dell’organizzazione durante gli anni della segreteria Boselli.

Il Partito socialista deve essere inteso come l’articolazione politica di un movimento più ampio che si trova e agisce nella società civile. La Fgsi nasce come strumento di penetrazione del partito nella società ed assolve alla funzione di rappresentanza di interessi (interessi del mondo giovanile che come mondo autonomo è ancora in una fase embrionale) e divulgazione di valori (uno dei libri diffusi nei circuiti culturali di partito negli anni delle origini è il Compendio del Capitale redatto da Carlo Cafiero, testo di notevole complessità). La FGSI ha anche un ruolo di avanguardia: se sorgerà il sol dell’avvenire, i primi ad ammirarlo dovranno essere i giovani.


L’organizzazione giovanile viene fondata a Firenze nel 1903 ed ha composizione e leadership influenzate dai sindacalisti rivoluzionari, ma poi rapidamente prevale la componente massimalista.


Nelle righe che seguono vengono esposti alcuni passaggi significativi della sua esistenza.


1. Il primo momento in cui la FGSI svolge un ruolo rilevante nella storia ha luogo negli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mondiale. La FGSI è fortemente pacifista, forse anche a causa del suo ruolo di rappresentanza di interessi. I più colpiti dall’entrata in guerra sarebbero infatti i giovani. Nel mondo giovanile, la posizione della FGSI, composta da lavoratori e ceti popolari, contrasta con quella di molti giovani borghesi e studenti universitari, che si schierano invece a favore della guerra; alcuni su posizioni di interventismo democratico/patriottico, altri con idee più marcatamente nazionaliste. Anche nel movimento socialista 2 la posizione della Fgsi, si trova a dover interloquire con orientamenti diversi, a volte affini, altre volte molto differenti. Infatti in esso troviamo (esemplificativamente): i riformisti “di sinistra”, che rifiutano la guerra a prescindere, in coerenza con la propria scelta legalitaria, che, se nella politica interna comporta l’adozione del metodo legalitario e l’abbandono della lotta violenta, sul piano della politica estera non lascia spazio per l’adesione al conflitto armato; i socialisti rivoluzionari, che non sono interessati alla guerra tra nazioni, perché è una guerra borghese in cui muoiono gli operai ma sarebbero interessati alla guerra se diventasse una guerra rivoluzionaria (Lenin sostiene la trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria e questo gradualmente assume fascino: Lenin non è quasi nessuno nel movimento socialista nel 1914, ne esce leader mondiale nel 1917 ); i riformisti “di destra” che, oramai inseriti in una logica nazionale ed istituzionale, sono conseguentemente favorevoli alla guerra, che fa parte di tale orizzonte, e credono che l’invio al fronte di uomini delle classi popolari possa comportare per esse un avanzamento sociale e politico. Uno dei leader della FGSI è Camillo Berneri, che lascerà i socialisti, approdando nel movimento anarchico proprio a causa della posizione socialista sul conflitto. Nel 1915 A Reggio Emilia, in una conferenza a favore della guerra, viene invitato come oratore il socialista interventista Cesare Battisti; la FGSI contesta l’iniziativa e la polizia interviene con le armi sui giovani socialisti, alcuni dei quali perdono la vita tra i rimproveri del riformista Zibordi. In Germania la maggioranza dei parlamentari della SPD vota a favore della partecipazione al conflitto. Alla fine l’Italia entrerà in guerra il 1915 ed anche il segretario della FGSI Amedeo Catanesi morirà sul campo di battaglia. Le tensioni prebelliche permarranno e si amplificheranno anche nel corso delle ostilità in tutti i paesi del mondo. Il dolore per la perdita di vite umane, unito alla sensazione che il conflitto abbia bloccato il processo di avanzamento delle classi popolari e favorito la repressione del dissenso politico, farà prevalere in molti paesi il sentimento pacifista. Uno dei motivi del trionfo della rivoluzione di ottobre risiede proprio nella promessa della pace immediata. Tra le truppe tedesche si verificheranno diversi ammutinamenti, tra i quali quello cruciale del 3/4 novembre 1918 (sciopero della guerra) che risulterà decisivo per l’esito del conflitto (e per la vittoria italiana a Vittorio Veneto con lo sbandamento degli austroungarici). Se il pacifismo è, anche, effetto e causa di una politica di
accelerazione rivoluzionaria, le forze della reazione non tardano a creare dei nuovi meccanismi di irrigidimento del conflitto sociale, uno di questi è il fascismo, la cui politica può essere definita con la
formula modernizzazione senza progresso. Nello stesso senso si colloca l’autorizzazione in Germania, con l’assenso dei riformisti, per i Frei Korps di sparare ai rivoluzionari. Nel 1921 la Fgsi partecipa nella sua gran parte alla costituzione del PCI, in nome di una coerenza rivoluzionaria e contro la guerra che i riformisti sembravano aver smarrito.

2. Altro momento in cui i giovani socialisti danno un apporto originale e rilevante alla scena politica è la guerra di resistenza. Essi combattono con la sensazione e la volontà di trovarsi dianzi all’ultima delle guerre. Loro padre nobile è il filosofo Eugenio Colorni, revisore del manifesto di Ventotene. Essi sostanzialmente condividono l’idea di superamento delle nazioni e di fratellanza tra i popoli all’interno di istituzioni politiche più ampie. L’organizzazione viene formalmente ricostituita dopo la fine della guerra, con una segreteria guidata da Matteo Matteotti. La FGSI vive con disagio il rapporto di collaborazione del PSI, perlopiù massimalista, con il PCI. Il PCI viene temuto non in quanto partito troppo di sinistra, ma in quanto partito troppo moderato. In virtù di ciò, la FGSI rifiuta di aderire alla Federazione mondiale della gioventù democratica e sceglie di partecipare alla IUSY, nonostante il diverso volere del PSI. La scissione di Palazzo Barberini, nella quale Saragat abbandona il PSI fondando il PSDI, vede l’adesione della FGSI. Le ragioni di questa scelta però non risiedono nella condivisione della politica del futuro presidente della Repubblica, ritenuta anzi moderata, ma nella possibilità di avere maggiore campo di azione e libertà dai rapporti col PCI. Nel 1959, qualche anno dopo la rottura dell’unità di azione PSI-PCI infatti, i giovani rientrano nel PSI attraverso il MUIS, abbandonando quindi il PSDI divenuto oramai solo un’organizzazione di ceto politico senza rapporti con la società (Riformisti senza riforme).

3. Durante la Prima Repubblica, la FGSI diventa marginale e rappresenta spesso solo uno strumento funzionale alla formazione di quadri politici. Nel ’68 la Contestazione si verifica principalmente fuori dai partiti, in essa i socialisti sono presenti ma non sono protagonisti (alle elezioni politiche del maggio 68, il PSI ottiene il 7% del voto giovanile a fronte del 14% complessivo). Il primo morto del ’68, Paolo Rossi, era un giovane socialista. Similmente può dirsi per quanto riguarda il movimento del ’77. Un’occasione in cui emerge l’originalità del pensiero socialista rispetto a quello del PCI è costituita dall’ondata di arresti del processo 7 aprile (1978), che colpisce esponenti dell’Autonomia operaia accusati di terrorismo. Con tale evento si verifica per la prima volta nella storia repubblicana il tentativo di reprimere per via giudiziaria il dissenso politico, con degli arresti non adeguatamente supportati da adeguata base probatoria (Teorema Calogero). Tale modus operandi viene supportato dal PCI mentre è contestato dal PSI. Proprio in seguito a tali avvenimenti nasce come reazione la dottrina Mitterand (non osteggiata da Craxi), orientata a non autorizzare l’estradizione dalla Francia di ricercati per reati politici qualora essi avessero rinunciato a ogni forma di violenza politica. È importante precisare che la posizione dei socialisti sulla dottrina Mitterand non era finalizzata a proteggere i terroristi ma mirava a trovare una soluzione politica del problema, anche in ragione del fatto che molti dei latitanti avevano accuse che la giustizia francese non riteneva supportate legalmente dalle procure italiane.

4. Negli anni ’80, come nel film Il grande freddo, tutto cambia. Finisce la stagione del terrorismo e degli anni di piombo e si apre un periodo di felicità, benessere ed edonismo, di cui possono essere considerate un simbolo le estati romane, volute dall’assessore comunista Nicolini nella capitale. La sinistra non evapora, si concentra su alcuni temi nuovi, quali l’ambientalismo. Considerare l’edonismo un tradimento della rivoluzione è un errore del paternalismo del PCI. La stessa discomusic è una musica di liberazione, che negli USA è ballata soprattutto dagli omossessuali. Ma in Italia la sua carica liberatoria, non viene compresa da una sinistra accigliata, per la quale si potrebbe usare la stessa locuzione di “rivoluzionari pallidi”, con la quale Bonomi sfotteva i giovani socialisti dei primi del ‘900 che criticavano lo sport come distrazione consumistica. Nel PSI domina la leadership di Craxi che intende escludere dal partito ogni centro finanziario che non sia il partito stesso. Per questo motivo il partito si priva della FGSI, lombardiana, e costituisce un ufficio giovani. Anche la redazione di Mondoperaio, guidata da Coen, viene sostituita con una meglio propensa nei confronti della segreteria. Nonostante la normalizzazione del Partito però, Craxi ha consenso; perché riesce ad interpretare un certo spirito di quegli anni, sottolineando la crisi del Pci e costruendo un PSI capace di offrire risposta a nuove esigenze di integrazione sociale dei giovani, che non sono più nei campi e nella fabbrica, ma nella partecipazione alla nuova economia culturale, costituita dalla pubblicità, dalla moda, dal giornalismo televisivo; cioè da quello che viene chiamato “terziario avanzato” e che attrae non più gli studenti tali per appartenenza di classe, ma i figli degli operai e contadini che hanno avuto “l’istruzione di massa”, secondo la terminologia dell’epoca. I giovani si ricostituiscono attorno alla metà degli anni 80 come MGS, un movimento inquadrato nel partito. Ciò mentre nel PCI il segretario di transizione, Alessandro Natta, lavora per ricostituire una giovanile che in precedenza si era molto indebolita. Le due giovanili si impegnano per raggiungere l’obiettivo dell’unità socialista, ma gli eventi dell’89 e del 92 e la conseguente inversione dei rapporti di forza vanificano la realizzazione del risultato.

Francesco Mirabelli

NOTE:

  1. Con la sigla FGSI si fa qui riferimento all’organizzazione dei giovani socialisti italiani, anche se essa è stata individuata anche con nomi differenti nel corso della sua storia.
  2. Alcuni studiosi ritengono che gli eventi connessi allo scoppio della prima guerra mondiale abbia costituito per il movimento socialista un movimento di crisi da cui esso non si è più ripreso. Emblematica in tal senso sarebbe la mancata reazione all’omicidio di Jean Jaunes.

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