PER UN RITORNO ALLA SCUOLA IN PRESENZA!

La seconda ondata di covid-19 che ha colpito l’Italia è stata sottovalutata, e ha portato alla luce le molte improvvisazioni con le quali si era scelto di far riprendere la frequentazione della scuola in presenza. Pensando forse che la seconda ondata non si sarebbe verificata, non appena si è riscontrato l’aumento esponenziale dei contagi le scuole sono state additate, sia dalle amministrazioni impreparate che dall’opinione pubblica, quali colpevoli dei focolai.

D’accordo sull’educazione quale valore mai sacrificabile, le circostanze straordinarie imponevano, invece, un’organizzazione diversa della società e del sistema scolastico italiano attraverso la predisposizione di maggiori correttivi atti a fronteggiare il rischio pandemico, soprattutto da un punto di vista logistico, ma anche sotto la luce del percorso formativo e programmatico.

La “didattica a distanza”, mentre per le Università ha trovato generalmente una dimensione sostenibile, per le scuole non funziona. Se si intende la scuola come luogo di abbattimento delle disuguaglianze sociali non si può ignorare l’enorme fatica, che spesso diventa oggettiva impossibilità, degli studenti più svantaggiati nel seguire le lezioni e conseguire buoni risultati. C’è un’intera generazione che con la DAD rischia di perdere un altro anno di scuola: le tremende conseguenze sociali e culturali di ciò forse non si vedranno subito, ma si faranno sentire in futuro.

In questi giorni abbiamo raccolto le storie e le lamentele di più di un centinaio, tra studenti e insegnanti, che lamentano grandi difficoltà con la didattica a distanza, e che chiedono che l’educazione e l’istruzione abbiano la massima priorità nell’agenda politica: anche in tempi di emergenza. Se non basta la nostra esperienza, si leggano i dati del rapporto UNICEF “The future we want”: quasi il 60% degli studenti non hanno riscontrato difficoltà con la digitalizzazione, ma un terzo sì. E, al di là della maggiore o minore facilità di gestione, la maggioranza degli studenti (oltre il 60%) dichiara che la DAD ha portato forme di stress nello studio. Diverse le buone pratiche adottate durante il COVID-19 che ragazze e ragazzi vorrebbero ritrovare a scuola quest’anno: prima fra tutte, una maggiore flessibilità degli orari e la partecipazione alla definizione del calendario scolastico con gli insegnanti (58%), seguita da lezioni di recupero per chi è in difficoltà (37%) e dall’utilizzo di materiale didattico online come integrazione ai libri di testo. Tuttavia, solo un adolescente su 4 vorrebbe continuare a mantenere alcune sessioni di didattica a distanza.

In siffatto contesto vogliamo affermare l’assoluta priorità che agli studenti italiani sia garantita la possibilità di frequentare le lezioni in presenza, e chiediamo che il Parlamento e il Governo provvedano a ciò il prima possibile: e cioè per far ripartire le lezioni in presenza verosimilmente da Gennaio 2021.

In questi mesi, guardando anche all’esperienza di altri paesi europei, abbiamo capito che la scuola si salva se la società si organizza: da una parte servono misure più mirate per frenare i contagi, dall’altra le attività scolastiche vanno proseguite in presenza. Pertanto, per una buona riuscita del ritorno permanente a scuola, si parta da ciò che non è stato fatto!

E’ necessario cioè meglio organizzare i trasporti pubblici. Per quelli degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado vanno previste tratte riservate: attraverso convenzioni (a prezzo calmierato sull’intero territorio nazionale) con le aziende private di trasporto delle persone e l’utilizzo dei mezzi dell’Esercito.

Scaglionare gli orari di ingresso e di uscita delle singole classi, istituendo, peraltro, classi mattutine e classi pomeridiane;

● Valutare una organizzazione dei programmi in modo da condensarli in giornate da 4 ore, sospendendo così i periodi di ricreazione: ciò permetterebbe anche la sospensione dei servizi di mensa.

Tutto ciò servirà da argine agli assembramenti dovuti alla congestione della mobilità pubblica. Alla DAD bisognerà ricorrere soltanto come strumento in caso di positività. Per un’efficace e costante monitoraggio servirà anche rendere obbligatoria in tutte le regioni la possibilità di effettuare i tamponi gratuiti presso le locali farmacie: tutti gli studenti e tutto il personale scolastico devono effettuarli periodicamente e in periodi brevi. Il controllo del contagio è di importanza capitale per evitare la terza ondata!

Chiediamo infine, come misura urgente per le ultime settimane di didattica a distanza, che vengano modificati gli orari scolastici cancellando i “rientri scolastici”: non è possibile che gli studenti siano costretti a stare davanti al computer fino a otto ore al giorno. La scuola deve contribuire a combattere la schermo-dipendenza, non causarla!

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