SOSTEGNO AL PIANO AMALDI PER LA RICERCA

Si riporta di seguito il documento integrativo approvato all’unanimità dal IX Congresso Nazionale della FGS e presentato dal compagno Alessandro Mambelli.

Una federazione giovanile socialista moderna non può prescindere dal proporre massivi aumenti negli investimenti pubblici che possano aumentare il livello di capitale umano e di produttività del paese. A differenza del liberalismo ideologico, sappiamo bene che il vero motore dell’innovazione è rappresentato dalla ricerca di base e accademica. Che cos’è la ricerca di base? E’ l’attività che ha come scopo quello di aumentare le conoscenze, senza prevedere una specifica applicazione o ricompensa istantanea; è la ricerca pura del sapere in ogni campo e ambito, senza guardare ad un guadagno immediato. Eppure è proprio tale attività che ha portato ai più grandi progressi tecnologici ed economici. Facciamo un esempio pratico: quando Einstein formulò le teorie della relatività generale, lo fece con il solo e unico intento di descrivere delle leggi universali che fossero strumenti per comprendere il cosmo, eppure, a distanza di decenni, i navigatori satellitari non sarebbero mai stati creati senza tali conoscenze.

Tutti i paesi che vogliano crescere e prosperare sanno benissimo che tali livelli di investimento devono essere molto alti. Le nazioni che noi considereremmo più votate all’austerità sono spesso quelle che spendono di più in tali ambiti, come la Germania. Parlando in numeri assoluti, l’Italia spende circa 9 miliardi l’anno in ricerca (sia di base che applicata). Facendo un paragone con le nazioni a noi più prossime (e mettendo da parte i paesi oltreoceano) la Francia spende circa 17 miliardi e la Germania 30 miliardi. Spendiamo la metà della francia ed 1/3 della Germania; tutto ciò rende molto piu difficile aumentare la competitività. In termini percentuali, l’Italia investe lo 0.5% del Pil in ricerca (sia
di base che applicata), la Francia lo 0,8% e la Germania l’1%. Differenze ancora più preoccupanti vengono dal settore privato. Le aziende italiane investono in innovazione lo 0,9% del Pil, in

Germania addirittura il 2,1%. Questo cosa significa? Che, al momento, le industrie italiane non innovano e se c’è un organismo che può spingere sull’innovazione, almeno in Italia, è soprattutto lo stato. Questo si attua raddoppiando il numero di investimenti, passando dallo 0,5 % del pil all’1%, come proposto dal piano del professore e fisico Ugo Amaldi. E’ necessario proporre l’utilizzo di parte dei fondi del piano di resilienza per aggiungere 1,5 miliardi all’anno al budget degli investimenti, aumentando così di ogni anno del 14% le risorse disponibili: 1 miliardo in più per la ricerca
di base e 0,5 per la ricerca applicata. Concentrarsi sulla ricerca di base è per noi socialisti di fondamentale importanza anche per quanto riguarda il problema della scarsità di lavoro: solo l’innovazione produce posti di lavoro di qualità, e solo l’aumento della produttività è direttamente in grado di corrispondere (con l’ausilio delle forze sindacali) all’aumento salariale.

Questo grafico mostra un altro aspetto della scarsa attenzione riservata alla ricerca: l’Italia ha pochissimi ricercatori in rapporto alla sua popolazione. Sono tuttavia di ottima qualità quei pochi esistenti, immaginiamo dunque quanta potenzialità potrebbe essere stata persa a causa di così scarsa considerazione

In quest’altro grafico viene descritto il numero di domande di brevetto depositate dai paesi del nostro continente presso l’ufficio europeo dei brevetti. La Germania presenta da sola più domande dei restanti paesi, l’Italia è praticamente esclusa dal gruppo dei paesi innovatori

Appare abbastanza palese come il livello di innovazione, progresso e sviluppo di un paese sia direttamente proporzionale alla sua attenzione alla ricerca. Sosteniamo dunque il piano del professore Amaldi per tornare protagonisti sullo scenario internazionale, e possiamo farlo. I dati dicono chiaramente che la nostra ricerca produce lavori scientifici di altissima qualità, e che può potenzialmente essere un motore fondamentale se venisse considerato.

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