Care compagne e cari compagni,
al termine di questi giorni di votazioni per il Quirinale abbiamo avuto l’ennesima conferma che nella nostra Repubblica c’è qualcosa che non va. I “partiti”, sui quali si baserebbe tutto l’equilibrio istituzionale definito dalla nostra Costituzione, si sono pavoneggiati per giorni e giorni mettendo in mostra le loro gargantuesche volontà, i loro mirabolanti progetti, finendo però alla fine per mostrarsi per ciò che sono veramente: ammassi informi di classi dirigenti, in perenne conflitto tra loro, e prive della più banale capacità politica: quella di saper decidere.
Al Presidente Sergio Mattarella vanno tutti i nostri migliori auguri, il nostro rispetto e anche la nostra gratitudine: si è messo a disposizione evitando soluzioni ben peggiori. Non possiamo però far finta di non vedere la grave forzatura istituzionale che rappresenta la sua rielezione, dopo che anche il suo predecessore era stato forzatamente rieletto, e che espone una Democrazia che si basa sull’alternanza al rischio di avere lo stesso Presidente per ben quattordici anni complessivi. L’Italia è un paese che ha un vitale bisogno di cambiamento, ma a quanto pare vince sempre la conservazione.
Sulla figura del Presidente della Repubblica si sarebbe dovuto giocare anche un serio dibattito politico, per esempio sugli indirizzi che questa figura – che è a capo del CSM – avrebbe potuto tenere rispetto ai recenti scandali che hanno coinvolto la Magistratura, e che hanno evidenziato un grave cortocircuito del potere nel nostro paese. Ma come sempre è stato il pettegolezzo a farla da padrone, e tutto è stato nascosto sotto il tappeto.
La mia preoccupazione va però va al nostro sistema democratico, di cui i partiti sono diventati ormai attori inutili, e su cui infieriscono le lotte di potere tra élite trasversali e al servizio di potenze straniere e corporazioni interne. E come sappiamo non c’è qualità in questa lotta, non ci sono grandi politici a condurla, ma piccoli uomini e i loro errori madornali. E anche guardando a Mario Draghi, alto politico che stimo per l’ottimo Recovery Plan e per l’efficientissima campagna vaccinale, non possiamo non chiederci: quale forza politica democratica dà slancio e legittimità al suo disegno destinato ad andare oltre le mere contingenze emergenziali? Perché se tutti ti spingono puoi anche rimanere a galla, ma senza una spinta più forte delle altre non ti muovi: figurati salire al Quirinale…
Il rischio è già in corso: con buona pace dei complottisti siamo in mano a nessuno, i parlamentari votano cose che non capiscono pur di andare avanti, finché sarà rieletto un Parlamento dimezzato, più controllabile ma ancora più frammentato, in balia di leader miopi e – ripeto – incapaci di decidere. Cosa può andare storto?
Venendo a noi. Sono fermamente convinto, e da qui il senso della mia lettera, che le giovanili abbiano un ruolo vitale per la democrazia. E’ stramaledettamente evidente che ci sia bisogno di una classe dirigente preparata, guidata da solidi ideali, che sappia coltivare i sentimenti tenendo a bada le emozioni, che sappia volare alto ma senza bruciarsi al sole. Noi non possiamo rispondere al degrado se non con la nostra formazione. Per questo faccio un appello a prendere ancor più seriamente quello che facciamo, e ad impegnavi con ancora più passione: state partecipando ad una cosa giusta.
Ma la FGS non è solo un luogo di studio. Ho sempre detto che dovevamo essere movimentisti, e arriva sempre l’ora dell’azione. Questo sarà l’anno dei tre referendum: Giustizia, Eutanasia, Cannabis Legale, sono i tre grandi temi sui quali i nostri politici sono stati più miopi e più clamorosamente incapaci di decidere. Noi quest’anno possiamo contribuire a tre decisioni storiche, se affiliamo le nostre capacità e ci buttiamo anima e corpo in queste tre campagne referendarie. Soprattutto i referendum sulla Giustizia avranno bisogno di noi, perché sono i temi più difficili, ma anche i più importanti: con quelli noi veramente possiamo fare ciò che non è stato fatto con l’elezione del Presidente della Repubblica.
Esortare il popolo italiano a decidere sarà il nostro compito più alto, e sarà un vero piacere.
Enrico Maria Pedrelli
Segretario Nazionale FGS