FGS su PSI: serve cambio ai vertici e Congresso costituente

La Federazione dei Giovani Socialisti nutre una obiettiva e grave preoccupazione per il futuro del Partito Socialista Italiano e della comunità socialista tutta. Futuro compromesso e ipotecato da inequivocabili errori tattici in primis e di carattere politico in sostanza.

Il 25 settembre scorso, la coalizione di centrosinistra è stata sconfitta dalla destra. Una destra xenofoba e discriminatoria, “chiagnifottista” ed equivoca, che ha stravinto facendosi interprete contraddittoria sia di chi ha bisogno che le cose cambino, sia di chi ha interesse che non cambino. In un Paese in cui nessuno si sente minoranza ma ognuno si sente vittima, il mancato ruolo delle sinistre nello stabilire un regime di responsabilità, fondato su meriti e bisogni, non è solo inadeguatezza ma soprattutto un crimine.

Come abbiamo già sostenuto nel nostro “Contromanifesto di Unità Socialista”, il Partito Democratico non svolge alcuna funzione di forza socialdemocratica ma è di fatto e di concetto un partito conservatore, con la mission di continuare a garantire i garantiti, a scapito di innovazione, crescita, mobilità sociale, accesso al lavoro ed emancipazione. Il PD è espressione di categorie sociali sempre più residuali non solo economicamente ma anche elettoralmente, che per mantenere i propri privilegi accettano di stare al governo con qualsiasi forza nonostante tutto.

Ci siamo illusi per troppo tempo che le loro resistenze nell’esplicitarsi socialisti fossero dovute a fattori storici o a biografie personali. Il fatto è che, al di là di ogni ipocrisia, essi socialisti non sono e non possono esserlo né fino in fondo né nominalmente. Va bene per loro solo la collocazione europea nel PSE, ma per questioni di mero opportunismo.

Il trattamento riservato al PSI durante la campagna elettorale è eloquente. La mozione di Enzo Maraio, approvata all’unanimità e dunque divenuta mandato congressuale come la sua relazione, era molto chiara: valorizzazione del nostro simbolo, lista del socialismo europeo, incremento della pattuglia socialista nelle due camere. Una posizione che trovò conforto nel lungo intervento del segretario PD Enrico Letta.

Le successive trattative, che avrebbero dovuto concretizzare quanto condiviso in sede congressuale, sono state condotte in solitaria dal Segretario del PSI, il quale decise di non convocare il Consiglio Nazionale per la nomina degli organismi e di non ascoltare le tante voci dai territori che hanno contribuito negli ultimi anni a costruire avvincenti campagne elettorali e vittorie.

L’esito delle trattative è stato deludente sin da subito. Nessuna lista del PSE ma una lista del PD con l’aggiunta dello slogan “Italia democratica e progressista”. Nessun simbolo socialista (né italiano né europeo), e neanche la scritta. Qualora ci fossero stati dubbi, il sito di “Italia Democratica e Progressista”, che abbiamo inserito nei nostri volantini, reindirizzava direttamente a quello del PD.

C’erano altre alternative? La discussione sulle alleanze è sempre stata latente, ma mai chiara. Il Segretario però, in solitudine, e ignorando le voci dal basso, ha insistito sull’accordo penoso col PD. Non ha neanche registrato il simbolo del PSI al Viminale, operazione standard per chiunque si voglia dare un margine di manovra, e che segna nei fatti la sparizione del nostro partito dal quadro politico italiano.

A ciò si è aggiunta anche la sgradevolissima parentesi legata al nostro nuovo candidato nel collegio America Latina, Andrea Matarazzo. Un ambiguo bolsonariano spacciato per socialista, come ci hanno segnalato i compagni brasiliani. Comunicata, e documentata, la vicenda alla segreteria, anche stavolta il segretario non ha degnato di una risposta. Abbiamo preferito tacere la cosa in campagna elettorale.

Il segretario ha come al solito speso tutto se stesso nel girare l’Italia a sostegno dei nostri altri undici candidati, così come il suo collegio sicuro di Roma. Anche il resto del partito è stato disciplinatamente impegnato nel far campagna. E anche la FGS ha dato il suo contributo, tramite i numerosi militanti nei circoli sui territori. La Segreteria nazionale FGS ha inoltre organizzato un incontro a sostegno di Enzo Maraio nel collegio romano.

L’annunciata ottima performance di SI-Verdi e +Europa ha segnato l’uscita fuori dal Parlamento dei socialisti, per la seconda volta dopo la catastrofe del 2008. Se quella volta rimanemmo fuori con la nostra bandiera in mano, incerti del futuro ma con tutta la dignità per ricostruire e ripartire, questa volta siamo venuti meno sotto insegne non nostre, lottando per un simbolo altrui, portando acqua ad un mulino che aveva rifiutato il nostro grano.

In questa sede dobbiamo anche rilevare l’offensiva oscurazione del PSI dalla campagna elettorale. Nessuno spazio sulle reti nazionali, ma neanche un coinvolgimento attivo del nostro Segretario nelle iniziative di coalizione. Neanche la dignità di poter parlare alla chiusura della campagna elettorale a Piazza del Popolo.

Tutto ciò premesso, dobbiamo tristemente rilevare come l’appiattimento sul Partito Democratico si è purtroppo non solo ridotto a quello di convenienza elettorale, ma è stato anche politico-culturale. Negli ultimi tre anni, dopo il disastro delle europee del 2019, dove il PSI ha contribuito a portare voti all’ALDE rovinando di molto i nostri rapporti col PSE, si è cercato il continuo “rilancio” del Partito sull’unico mantra del simbolo. Il simbolo sempre e comunque, anche nelle sagre di paese. A questo si è ridotta e limitata la politica del Partito. Abbiamo appaltato al PD le nostre posizioni politiche, e ci siamo preoccupati solo di un logo, che per quanto evocativo non può significare nulla senza contenuti. Soprattutto se viene poi a mancare nel momento topico delle elezioni politiche.

Serve oggi una riflessione politico-culturale che guardi ad un progetto politico di medio e lungo termine e non di breve termine. Mentre il PD annuncia l’ennesima fase congressuale, ma che molto difficilmente risolverà le sue contraddizioni interne, è doveroso affermare la nostra presenza nello scacchiere politico italiano come l’unica forza socialista in Italia.

Siamo pronti a ricostruire dalle basi politiche un partito che ha smarrito la sua identità in preda alla fretta di essere presente ovunque e in ogni modo. È il tempo di essere eretici, non quello di abbassare la testa davanti a chi si vuole impossessare di una storia che non gli appartiene.

Serve una ventata d’aria fresca al Partito. La FGS c’è e farà il suo, ma il nostro contributo sarà veramente efficace solo se si avrà il coraggio di aprire una fase più collegiale nella gestione del Partito. Occorre ripensare la nostra ragione sociale ed aprirci a prospettive nuove. Occorre un Congresso costituente, dove rinvigorire le nostre forze con chi vorrà sposare un nuovo progetto del Socialismo italiano.

Serve un cambiamento radicale, e questo non può che passare da un cambio ai vertici del PSI. Ci saremmo aspettati una presa di responsabilità da parte del Segretario, che invece ha voluto ribadire in una diretta Facebook la validità della lista truffa del PD, parlando assurdamente di un presunto protagonismo avuto dal PSI in campagna elettorale.

In definitiva, siamo sicuri che il Segretario Nazionale capirà l’esigenza di mettersi in discussione, e che si assumerà le proprie responsabilità facendo un passo indietro.

Acuire fratture negando la realtà dei fatti, schiaccerà la nostra comunità sotto il peso letale dei fatti che ancora devono venirci incontro, archiviando per sempre il nostro partito nei libri di storia.

 

La Segreteria Nazionale FGS e la Direzione Nazionale FGS

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