Il 20 aprile è stata depositata presso la Corte di Cassazione di Roma la proposta di legge di iniziativa popolare “Partecipazione al Lavoro” promossa dalla CISL Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori per la quale si sta portando avanti una raccolta firme dal 1 giugno.
Lo scopo di questa legge di iniziativa popolare è quello di valorizzare e portare all’attenzione del dibattito pubblico e parlamentare una esigenza politica che non solo ha a che fare con l’applicazione all’Articolo 46 della Costituzione, che sancisce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende, ma anche con l’idea per cui il conflitto tra capitale e lavoro, tra imprenditori e lavoratori, tra sfruttatori e sfruttati, tra concentrazione della ricchezza e redistribuzione della ricchezza, tra poca democrazia e piena democrazia, deve essere risolto.
Noi giovani socialisti consideriamo la partecipazione come uno strumento concreto e pragmatico per affermare l’emancipazione del lavoro e la sua non subalternità rispetto alle dinamiche distorsive di un sistema capitalistico senza regole, per realizzare una piena democrazia nella sfera economica, fatta di responsabilità e coinvolgimento, rispondendo alle sfide degli incerti mercati globali.
Non possiamo non vedere come l’interdipendenza dei mercati finanziari e l’internazionalizzazione dei processi produttivi e commerciali pongono al sistema delle imprese sfide che se non gestite con lungimiranza portano alla deindustrializzazione, alla delocalizzazione e ad una “supply chain dello sfruttamento” nazionale e internazionale (il trasferimento di benessere dall’economia occidentale verso i paesi emergenti e i meccanismi derivanti dal capitalismo estrattivo dai paesi del sud del mondo ai paesi del primo mondo).
È necessario quindi che ci si ponga maggiore partecipazione e democrazia nei processi produttivi e redistributivi della ricchezza. E non solo a livello nazionale (necessaria l’applicazione di una normativa organica sul tema a livello europeo).
Ben venga quindi una proposta come questa ed altre (come quella della CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro).
Aggiungiamo inoltre che però ad essere posto di fronte ad una sfida non è solo il sistema d’impresa, ma anche il sindacato, in quanto responsabilità, democrazia e partecipazione sono sinonimi di rappresentanza, e in questo contesto non si può non ridisegnare il ruolo del sindacato ( pensiamo alla legge della rappresentanza o a meccanismi meno corporativi e slegati dalle dinamiche di potere sindacali per la gestione della direzione d’impresa e della co-proprietà all’interno delle imprese e cooperative).
La stessa democrazia liberale diventa incompiuta se non si realizza in una democrazia economica, in grado di esercitare controllo, trasparenza e interferenza sui meccanismi che regolano le decisioni del sistema economico, nazionale e internazionale.
E questo deve valere per tutte le parti in gioco: lavoratori, sindacati e imprese.
FIRMATE!