“Ogni studente italiano dovrebbe conoscere a menadito un piatto della sua regione e questo, nella nostra cultura culinaria italiana, sta venendo meno. Qui ormai nessuno cucina più, viviamo tutti di Glovo, Just Eat e cose di questo genere, oltre ai diversi ristoranti stranieri. Ci stiamo quindi dimenticando della nostra cucina regionale, perché non c’è una cucina italiana ma piuttosto una cucina regionale italiana che è diversa”, queste sono le parole dello chef Alessandro Borghese che, nel Tintoria Podcast n°215, ci invita a riflettere sull’importanza di un piano educativo sulla nostra gastronomia territoriale.
Il cibo è cultura. La narrazione che trasuda dal semplice atto di mangiare, nel qui e ora, racconta una storia incredibilmente affascinante che unisce non solo le tradizioni del passato con quelle del presente, ma rivela anche aspetti curiosi della nostra società. Dal semplice sfamarsi, siamo passati a comporre sinfonie di sapori, per il puro piacere di farlo, per il gusto in sé, per la gioia che dona a chi ama cucinare. Senza dimenticare che la cucina può essere interpretata non solo come gastronomia, ma anche come arte.
Oggi, però, si nota una crescente disconnessione con la tradizione culinaria regionale. Sebbene sia positivo che la cucina italiana conviva con una vasta gamma di cucine internazionali e che la scelta sia più ampia per tutti, sarebbe auspicabile che si creassero più opportunità per conoscere e apprezzare le ricette locali.
La posizione del governo attuale riguardo alla cultura italiana del cibo è fortemente a favore della tutela e della promozione del Made in Italy, proteggendo la qualità, l’autenticità e l’origine dei prodotti alimentari italiani sia a livello nazionale che internazionale. Tra le azioni finora intraprese a sostegno di questo obiettivo vi sono leggi per la tutela dei prodotti italiani dalle contraffazioni e il rafforzamento dell’export dei nostri prodotti all’estero, sia economicamente che in termini di reputazione, con l’introduzione di un grande bollino dorato che testimoni la qualità e l’importanza dei nostri prodotti.
Tuttavia, va riconosciuto che, nella pratica, c’è una curiosa mancanza a cui il Governo attuale non ha pensato: sarebbe importante promuovere e finanziare i comuni per l’apertura di scuole o corsi di cucina per la valorizzazione della gastronomia territoriale.
La promozione di corsi di cucina a livello comunale porterebbe molti aspetti positivi che vanno oltre l’educazione culinaria in sé. La valorizzazione dei prodotti territoriali non solo è un tassello importante a livello culturale, ma anche a livello ambientale, perché se siamo in grado di cucinare con ciò che ci offre il nostro territorio, allora non avremo bisogno di usufruire dei meccanismi della globalizzazione.
Un altro tema è anche il ripristino della dieta mediterranea e territoriale, che promuove il rispetto del cibo, soprattutto degli animali d’allevamento, andando così, piano piano, a ridurre gli allevamenti intensivi, visto che, e forse non ce ne accorgiamo, siamo ormai fin troppo abituati a nutrirci di carne quasi tutti i giorni.Sarà anche vero che localmente ci sono attività private e benefiche che promuovono queste idee, ma noi giovani socialisti sottolineiamo l’importanza che sia lo stesso Governo a partecipare a queste attività. La proposta socialista prevede quindi la promozione, tramite fondi governativi ed europei, che sono disponibili, nei comuni per l’apertura di corsi di cucina per tutti i cittadini, sia italiani che stranieri, gratuitamente o, all’occorrenza, tramite tasse di iscrizione leggere e simboliche affinché tutti e tutte possano parteciparvi.